Se
mai vi capitasse di passeggiare durante una notte nebbiosa ed il vostro cammino
incrociasse quello di una bella ragazza e vi accorgeste che alla debole luce
dei lampioni non proietta alcuna ombra, non fatevi incuriosire, ma soprattutto
non ascoltate la sua storia e non fatevi incantare dalla sua aria debole ed
indifesa. Sappiate che ciò che vuole è solo trovare una vittima, una vita da
sacrificare ad un male antico al posto della sua, quindi state bene attenti e
cambiate subito strada quando incontrate la Ragazza senza Ombra.
#36
QUESTO MALE SENZA
OMBRA
1.
L’uomo
seduto di fronte a me si chiama Murdoch Adams e fino a non molto tempo fa amava
definirsi un avventuriero vagabondo, questo almeno finché i suoi vagabondaggi
lo portarono a vivere avventure contro creature uscite dai più orrendi incubi.
Da qualche anno ha ritrovato la
quiete, o almeno così dice, una quiete che io sto per infrangere.
Chi sono io? Il mio nome è Hannibal
King e si potrebbe dire che sono molte cose: un investigatore, un cacciatore delle
tenebre, uno che cerca giustizia in luoghi dove nemmeno conoscono il
significato di questa parola. Sono questo e sono anche una sorta di vampiro
redento, che ci crediate o meno.
Il mio anfitrione mi squadra
perplesso. Il fatto che io abbia detto di conoscere il Dottor Strange e gli abbia
provato che era vero l’ha convinto a farmi entrare nella sua dimora, una cosa
che non avrei mai potuto fare senza il suo permesso, solo una delle tante
limitazioni dell’essere un vampiro, come il non essere riflessi da uno
specchio, cosa di cui Adams si è accorto non appena siamo entrati nel suo
salotto ed ha notato che non comparivo nella grande specchiera appesa alla
parete di fondo.
Si è irrigidito di colpo e mi ha
chiesto:
-Come fa il Dottor
Strange ad essere amico di un vampiro?-
-È una storia
lunga, se le va di sentirla.-
E così gli narro di come anni prima
il vampiro dai capelli bianchi di nome Deacon Frost mi abbia reso un vampiro e
di come non mi sia arreso alla mia maledizione e mi sia imposto di non bere mai
il sangue di innocenti, accontentandomi del sangue di animali e talvolta
accettando l’aiuto di “donatori” volontari” ed occasionalmente di meno
volontari malintenzionati. Dai primi ho preso solo quel poco che mi serviva a
sopravvivere senza ucciderli, dai secondi… beh diciamo che non sono stato molto
attento alla loro sorte. Sono sempre stato molto attento ad evitare di spargere
il contagio. Non ho padrone non appartengo a nessun branco e non ne ho uno mio:
sono il ronin[1]
dei vampiri.
-Davvero riesce a
tenere sotto controllo i suoi istinti di predatore?- mi chiede Adams quando ho
finito la mia storia. Non mostra il minimo segno di turbamento. Nervi d’acciaio
o c’è di più? Se devo da credito a quanto mi ha narrato Strange, propendo per
la seconda ipotesi: anche lui, come me, ha visto cose che i comuni mortali
temono anche solo di immaginare. Almeno lui non ha dovuto diventare un vampiro.
-Non è facile, ma
ci riesco.- rispondo .-In fondo non è dissimile da quello che capita agli ex
drogati e alcolizzati in lotta con la loro vecchia dipendenza.-
-La ammiro io non
so se ne sarei stato capace.-
-Detto da uno che
ha passato anni a lottare con un demone ultraterreno senza perdere la sanità
mentale, è un’affermazione interessante. Ma ora veniamo a noi: cosa mi risponde
se le chiedo cosa sa di una ragazza senza ombra?-
-Che è morta. Era
la mia ragazza e si chiamava Marcia Trent. Era la figlia di un archeologo
inglese, Sir Edwin Trent che in un posto sperduto sulle rive del fiume Eufrate
trovò le rovine un tempio dedicato d un demone che si faceva chiamare Ningal e ne
scoprì una statua… una statua che sembrava quasi viva. Trent la portò in patria
deciso a regalarla al British Museum, ma lo stesso giorno in cui la statua fu
collocata nel museo egli scomparve. A quel tempo io e Marcia ci eravamo
separati: io non ero capace di stare fermo in un posto troppo a lungo e finii
nello Yorkshire, dove vissi una brutta avventura ed incontrai una certa ragazza
che… ma questa è un’altra storia[2]
e non voglio divagare. Appresi quel che era successo solo diverso tempo dopo.
In sintesi: la statua ospitava, non mi chieda come o perché, l’essenza di
Ningal e durante la notte prese vita ed assalì Trent divorandolo. In preda al
panico Marcia fece un patto col dio o demone o quel che altro era, accettando
di diventare la sua sacerdotessa e procurargli nuovi sacrifici umani in cambio
della vita. In pegno della sua lealtà Ningal si prese la sua ombra. Questa è la
storia come potei ricostruirla molto tempo dopo.-[3]
-Ma non è finita
qui, giusto? Se ho capito bene, lei e Marcia vi siete rivisti.
-Esatto. Come le
avevo detto, in quel periodo io ero andato nello Yorkshire e mi capitò di
imbattermi in un culto che adorava un demone chiamato Ludi, a cui avevano
deciso di sacrificare una ragazza di nome Lenore Wilkins, una sorta di sposa
rituale. Io la salvai e riuscii a ricacciare Ludi nel suo mondo ultraterreno.
Rimasi con Lenore scordandomi di Marcia, ma fui preso di mira da Ningal. Decisi
di reagire e lo rintracciai in una caverna in Francia dove lui aveva portato
Lenore. Il fato a cui era sfuggita con Ludi non la risparmiò con Ningal. Gli saltai
addosso e lo colpii con un magico amuleto che portavo con me. Rimanemmo
intrappolati insieme in una prigione d’ambra finché una sorta di demone della
paura non ci liberò per i suoi misteriosi scopi. Chiesi l’aiuto del Dottor
Strange e con lui tornai in Inghilterra e mi riunii a Marcia, ignaro di quanto
le era successo. Mentre Strange era impegnato combattere Ningal in persona, Marcia,
seguendo i suoi ordini, cercò di sacrificarmi a lui. Strange mi aveva dato un
amuleto come protezione ed in qualche modo l’amuleto bloccò Marcia e lo shock
che ne seguì la uccise[4].
Ningal fu ricacciato nel suo inferno e questo è tutto quello che so.-
-Molto
interessante, ma non mi aiuta molto a capire certe cose.-
-Vedo che il mio
racconto non l’ha molto impressionato.-
-Ho avuto la mia
quota di incontri con dei o demoni mesopotamici ultimamente[5]
e comunque non sono il tipo che s’impressiona facilmente ormai. Se ho capito
bene gli indizi che mi hanno portato fin qui, anche a Boston c’è una ragazza
senza ombra. Quindi o si tratta di Marcia Trent rediviva, e la cosa non mi
stupirebbe affatto, o Ningal ha trovato una nuova adepta. In ogni caso devo
trovarla.-
-Direi che anche
lei ha una storia interessante da raccontare, Mr. King.-
Il che sicuramente è il meno che si
possa dire.
A Charles Seward capita spesso di lavorare di notte,
dopotutto il genere di esseri con cui ha spesso a che fare va in giro solo col
calare delle tenebre. Medico Legale dei vampiri, non era questo che aveva
sperato di diventare, ma il coinvolgimento coi succhiasangue è diventato
qualcosa di inevitabile ormai nella sua famiglia da quando il suo trisnonno
affrontò Dracula più di 120 anni prima.
Buffo che
pensi alla famiglia adesso: quasi tutti i suoi familiari sono morti e le ultime
donne con cui ha avuto a che fare erano vampire o lo sono diventate. Istintivamente
si tocca il collo, là dove la vampira di nome Rachel Van Helsing lo ha morso
ormai tempo fa. I piccoli segni dei canini appuntiti sono ormai scomparsi ed
anche di quelli lasciati dal leggero morso di Lilith[6] non è
rimasta quasi traccia, eppure ora sente le vene del collo pulsare ed una
sensazione di calore là dove è stato morso, una sensazione che passa
rapidamente e gli lascia l’impressione di aver sognato. Sarà davvero così? Non
è altro che una vittima della sua paranoia? Vorrebbe crederlo, ma non può non
dubitarne,
Lilith
sorride: è divertente mandare sottili avvertimenti ai suoi avversari. Uccidere
Charles Seward sarebbe troppo facile, molto meglio farlo tremare ad ogni suono,
fargli aver paura anche della sua stessa ombra. Che attenda il suo destino e si
chieda pure quale sarà: quello di uno schiavo obbediente ansioso di compiacerlo
oppure peggio, molto peggio.
Il
pipistrello in cui si è trasformata non sente la stanchezza né si preoccupa del
sorgere del sole. Lilith non è come gli altri vampiri: non teme la luce del giorno
né l’aglio né i simboli religiosi e nemmeno ha le altre limitazioni dei vampiri.
La strega zingara che ha fatto di lei ciò che è ora è stata molto attenta a
questo e dovrebbe ringraziarla se non fosse ormai polvere da secoli al
contrario di lei.
Il
pipistrello raggiunge una casa sulla costa, una bella magione di stile
vittoriano. Un tempo era la magione della famiglia Westenra. Fu qui che suo
padre vampirizzò la bella Lucy Westenra facendone la sua prima adepta in terra
britannica[7] e le
è parso appropriato farne la sua nuova dimora: uno schiaffo a quei patetici
cacciatori di vampiri guidati dal suo pronipote Frank Drake che nulla
sospettano.
Per se ha
riservato proprio la stanza che fu di Lucy ed in un’altra, legata al letto c’è
una ragazzina di appena 13 anni o almeno così sembra a vederla.
-Cosa vuoi?- chiede la ragazzina appena la vede.
-Ahi, ahi.- ribatte Lilith –Nemmeno un saluto alla tua
padrona di casa? Che ragazzina maleducata che sei.-
-Piantala.- ribatte a sua volta Ariann Wright -Hai ucciso il
mio bisnonno, hai ucciso anche Martin Gold e Chan Liuchow, perché non hai
ucciso anche me?-
-Chissà? Magari non mi piace uccidere le bambine... o forse
è perché i tuoi poteri potrebbero essermi utili.-
-Io non ti aiuterò mai!-
-Chissà? Mai dire mai, non te lo ha mai detto il nonno? Su,
ora fa la brava e fatti dare il bacino della buonanotte prima di andare a
dormire come ogni brava bambina a quest’ora.-
Ridendo
Lilith scopre il collo della ragazzina e vi avvicina i canini appuntiti.
2.
Katherine Fraser corre inseguita da qualcosa di oscuro e
terribile. Accantonato è ogni pensiero su dove si trovi e come vi sia giunta,
conta solo la sopravvivenza, perché, non sa come ma ne è certa, se quelle
creature la raggiungono è a rischio non solo la sua vita, ma anche la sua anima
immortale.
Corre
senza voltarsi indietro, senza badare alla fatica, alle asperità del terreno
che le feriscono i piedi, corre sentendo il respiro dei suoi inseguitori dietro
di lei, corre finché un nero destriero le si para davanti.
-Monta Katherine.- la invita il cavaliere.
–Monta, perché io solo posso proteggerti.-
Katherine
lo guarda: è alto e magro, indossa abiti neri, tranne una camicia bianca ed un
mantello vermiglio come il sangue, Non ha armi, ma emana una grande forza e
sicurezza. I suoi capelli sono lunghi e ricadono sulle sue spalle, sotto il suo
naso aquilino due grandi baffi ornano il suo labbro superiore ed un pizzetto il
suo mento. I suoi occhi hanno uno strano colore rossastro, sembrano bruciare come
braci ardenti ed emanano uno straordinario magnetismo. Katherine si ritrova a
tendergli la mano ed essere issata in groppa al cavallo, stretta dalle sue
forti braccia.
Il
cavaliere spinge il destriero al galoppo lasciandosi alle spalle le creature
della notte.
-Chi sei?- chiede Kate –Mi sembra di conoscerti.-
-Chi sono?- replica il cavaliere –Sono il padrone
di tutto ciò che c’è qui: dei vivi e dei morti, di quelli che camminano sotto
la luce del sole e di coloro che strisciano nelle tenebre. Io sono Dracula e
tutti mi devono obbedienza.-
E
Katherine Fraser si chiede se non abbia scambiato una dannazione per un’altra.
Tanto lontano da lì quanto il sogno può
esserlo dalla realtà un uomo si prepara ad affrontare i suoi incubi privati.
C’è stato un tempo in cui il suo nome era Eric Brooks, ma è da così tanto tempo
che nessuno lo chiama più così che comincia anche lui a chiedersi se sai
davvero il suo nome o solo uno dei tanti che ha assunto quando gliene occorreva
uno, quando non era sufficiente essere solo Blade, il cacciatore di vampiri.
Non ci sono
vampiri qui, se ci fossero lui li sentirebbe, è un dono che ha dalla nascita,
un regalo, diciamo così, del vampiro chiamato Deacon Frost, che uccise sua madre
mentre lui stava nascendo, motivo per cui lui ha una natura quasi ibrida che lo
rende immune ai vampiri. Quanti anni ha dato la caccia a Frost senza mai
riuscire a prenderlo veramente? Non riesce nemmeno a ricordarlo. Se Frank Drake
fosse qui con lui gli chiederebbe sicuramente se è valsa la pena sprecare una
vita intera per un’ossessione, ma lui non si pone queste domande.
-Ciao, Blade, ti sono mancata?-
La voce di
donna echeggia improvvisamente alle sue spalle arrivando letteralmente dal
nulla ed una mano gli dà una forte spinta. Blade perde l’equilibrio precipita
nelle acque limacciose della palude. Si tratta di acque poco profonde e lui si
rialza quasi subito, per trovarsi davanti… il nulla. Chiunque o qualunque cosa
fosse è scomparso nel nulla da cui era venuto come un evanescente fantasma… un
fantasma che Blade intende scovare ad ogni costo.
Murdoch Adams ha deciso di seguirmi. Ad
essere onesti io lo avevo sconsigliato, ma quel ragazzo è davvero testardo ed
io non avevo il tempo e la voglia di discutere. D’altra parte è grazie a lui ed
alle sue ricerche su internet che ho appreso che una statua che si dice
raffiguri Ningal è arrivata da poco al museo di Boston. Avrei dovuto pensarci
prima, ma non sapevo cosa cercare: la statua ha viaggiato dal British Museum
fino a Los Angeles per poi fare il viaggio inverso fino a Boston e sula sua
scia ci sono stati i delitti. Sacrifici a Ningal forse? Ma in questo caso è a
compierli è stato lo stesso Ningal attraverso la statua oppure è stato un servitore
umano, magari una nuova ragazza senza ombra o la stessa Marcia Trent rediviva? Presto
l’avrei scoperto.
Quando arriviamo al museo, l’orario
di chiusura è passato da un pezzo. Ora tutto sta nel riuscire ad entrare senza
allertare il guardiano notturno. Per uno come me non sarebbe un’impresa
complicata, ma il problema è che non sono mai stato in questo museo né da vivo
né da vampiro e questo significa che non posso entrarvi se non vi sono inviato
da qualcuno all’interno, brutta cosa le maledizioni. Per mia fortuna ho
sviluppato altri talenti. Disattivare il sistema d’allarme è fin troppo facile
e così forzare la serratura. Adams è il primo a varcare la soglia e poi
pronuncia le parole magiche:
-Entri pure King.-
Non mi faccio pregare. Ora resta da
trovare quel che cerchiamo e se siamo sfortunati, potrebbe essere lui a trovare
noi.
3.
Quando
Blade rientra alla dimora dei Garth il sole sta iniziando la sua corsa verso il
tramonto. La padrona di casa, Donna Garth, non fa fatica a capire che c’è
qualcosa che non va.
-Cosa ti è successo?- chiede.
-Ho incontrato un folletto dispettoso.- risponde Blade.
-Uh… non è da te essere spiritoso.-
-E non volevo esserlo, infatti. È solo che non mi è venuto
in mente un modo migliore per descrivere quel che mi è successo.-
Blade
racconta l’episodio nella palude e Donna commenta.
-Una voce di donna. Sei sicuro che non fosse quella strega…
Marie Laveau?-
-Scommetto di no: conosco bene la sua voce, ormai.-
-E allora chi? Questa è una tua vecchia avversaria, quante
ne hai avute?-
-Troppe, forse, e quasi tutte con la tendenza a ritornare
dalla tomba, fossero streghe, vampire o demonesse.-
-Demonesse? Demoni femmina vuoi dire? Stai scherzando,
vero?-
Uno sguardo
di Blade basta a farle capire che non è così, ma prima che possa dire qualcosa
la casa piomba improvvisamente nel buio.
-Non è possibile.- esclama Donna.
Blade tace.
Si tratta di un altro avvertimento o è qualcosa di peggio?
Vi sarà capitato di leggere libri o vedere
film o telefilm ambientati di notte in un museo. In questi lavori capita spesso
che al calar delle tenebre le sale dei musei si animino di strane presenze:
antiche mummie egizie tornino in vita, fantasmi si aggirino per i corridoi e
perfino che le statue di vecchi presidenti diventino, almeno per un po’, vive. Nulla
di tutto ciò accade mentre io e Murdoch Adams ci muoviamo in silenzio. A dire
il vero, qualcosa di sottilmente inquietante c’è: dove sono i guardiani
notturni? Anche con i tagli di bilancio dovuti alla crisi dovrebbe essercene
almeno uno, ma qui non si sente la presenza di anima viva e la cosa mi inquieta
un po’.
Finalmente siamo davanti alla statua
di Ningal . Non so cosa mi aspettassi di trovare, ma confesso di essere deluso.
È un pezzo unico forgiato di un materiale che non so riconoscere. Raffigura un
essere umanoide con ali e testa che ricordano un avvoltoio o qualche altro
rapace. Ammetto che può mettere i brividi, ma…
-Niente.- dico
–Non c’è niente.-
-capisco quel che
vuol dire, King.- interviene Adams –Dai racconti che avevo sentito, ma aspettavo
che la statua si animasse di notte ed andasse a caccia di prede o che la
ragazza le attirasse qui come faceva Marcia perché lui le divorasse, ma questa
pare solo una comune statua.
Adams sfiora la statua per poi
ritrarre la mano.
-Scotta,- esclama.
Il che dimostra che dopotutto siamo
sulla pista giusta. Il problema è cosa fare adesso.
Mark
Jennings sta facendo una passeggiata nella frizzante aria di Boston pensando ai
suoi recenti guai. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che non solo quella
stupida stagista rimanesse incinta ma che perfino si rifiutasse di abortire. Un
divorzio di questi tempi gli costerebbe almeno metà del suo patrimonio e lui
non è disposto a rinunciarci così facilmente.
Immerso
com’è nei suoi pensieri, quasi non vede la ragazza bionda che sta attraversando
la strada e rischia seriamente di investirla. Solo in un secondo momento
realizza quello che ha visto alla luce dei fari: la ragazza non ha ombra.
La
curiosità è più forte dell’istinto che gli consiglia di non immischiarsi con
un’altra donna. Torna indietro e raggiunge la giovane donna. Rallenta
arrivandole vicino ed abbassa il finestrino.
-Mi scusi signorina.- dice.
-Si?-
Se Mark si
fermasse a riflettere, forse capirebbe che la reazione della ragazza è troppo
tranquilla per essere una che è stata appena fermata da uno sconosciuto di
notte: nessuna diffidenza, solo un sorriso invitante, forse troppo invitante.
Mark
Jennings accosta al marciapiede e scende dall’auto.
-Io…- comincia a dire –beh, ho notato che lei… insomma lei
non ha…-
-Non ho ombra, vuol dire?- replica tranquilla la ragazza –In
effetti è così, non ha sognato. È colpa della maledizione di un demone.-
-Un demone?-
-Non ci crede? Curioso: non ha difficoltà ad accettare
uomini che si arrampicano sui muri come ragni o che volano come angeli oppure
esseri che si dicono dei, eppure le sembra impossibile che un demone mi abbia
stregato.-
-Beh, a dire il vero io…-
-Ningal ha preso la mia ombra come pegno della mia fedeltà e
per soddisfarlo io devo nutrirlo con le vite di ignari umani.-
Una pazza,
ha incontrato una pazza. Mark cerca di muoversi ma scopre di non poterlo fare e
di non poter distogliere gli occhi dagli occhi color smeraldo della ragazza.
-Vite come la tua.- termina di dire la ragazza appoggiando
la sua mano destra sul suo petto.
Mark
Jennings sente il suo cuore aumentare i battiti, le tempie gli pulsano e sente
una terribile pressione sul petto, una pressione che viene dall’interno.
Ha appena
il tempo di urlare quando la sua cassa toracica si sfonda ed il suo cuore vola
letteralmente nella mano protesa della ragazza che sorride senza più badare
all’uomo che ora giace scomposto sul cofano della sua auto. Il cuore pulsa
ancora immerso nel sangue e la ragazza lo impugna saldamente lasciando che il
sangue le scorra sul viso.
Il cuore
smette di pulsare e si riduce di dimensioni sino a scomparire. Sul viso e sugli
abiti della ragazza ora sono scomparsi anche i segni del sangue e la ragazza
riprende il suo cammino. All’improvviso si ferma: i suoi nemici, i nemici del
suo signore sono arrivati e la trappola ai loro danni sta scattando come
previsto.
I suoi
passi risuonano nella notte e nessuna ombra sottolinea il suo passaggio.
4.
La donna che entra nella stanza è molto
pallida, i suoi occhi sono coperti da occhiali da sole ed il collo è avvolto in
una sciarpa. Elizabeth Scott si era illusa di essere libera dopo la morte di
Dracula, libera da un incubo che la vedeva asservita al Signore dei Vampiri.
L’illusione era durata poco, perché Lilith, la Figlia di Dracula l’aveva
trovata ed Elizabeth era tornata ad essere una schiava. Una schiava
volenterosa, a dire il vero, una che trovava giusto e naturale obbedirle. Avrebbe
ucciso e sarebbe morta per lei se così Lilith avesse voluto, a tal punto la
volontà di Elizabeth era stata obnubilata. Se pensava alla sua vita di prima,
era quella a sembrarle un lungo sogno.
Lilith
avverte la sua presenza e si alza dal suo giaciglio.
-Oh mia cara Elizabeth.- la accoglie –efficiente proprio
come mi aspetto da te. Hai già provveduto ai bisogni della nostra giovane
ospite?-
-Esattamente come tu hai ordinato… padrona.-
Lilith fa
un sorriso maligno.
-Molto bene. Quella ragazzina mi servirà. Presto spezzerò la
sua volontà e lei sarà ansiosa di servirmi e compiacermi anche più di te.-
-Non sarebbe più semplice se la rendeste…-
-Una vampira vuoi dire? Primo: sarebbe,poco soddisfacente.
Secondo: temo che le sue facoltà psichiche potrebbero restarne intaccate e
questo vorrei evitarlo ad ogni costo. No: procederò in altro modo, ma ti
assicuro che alla fine la piccola Ariann cederà.-
La cavalcata è
stata lunga ed ora è terminata di fronte ad un castello che a Katherine sembra
tetro, adeguato all’uomo che balza da cavallo e le tende la mano per farla
scendere.
Kate esita e lui la afferra per i
fianchi e la tira giù senza sforzo, quasi che lei non pesasse più di una piuma.
Gli occhi di Kate incrociano quelli
di lui, occhi magnetici, uno sguardo da cui si sente irresistibilmente
attratta. Vorrebbe abbandonarsi tra le sue braccia, sentire il suo tocco sulla
sua pelle. Sa che qui, dovunque sia questo posto, le sue inibizioni non
valgono, che può abbandonarsi a tutti i suoi desideri più segreti… eppure…
eppure guardando quell’uomo non può fare a meno di sentire un fremito d’altro
tipo: repulsione? Paura? Non sa dirlo.
-Vieni
Katherine, vieni nella tua nuova dimora. Abbiamo atteso troppo a lungo, ma ora…
ora puoi essere la signora del Castello Dracula.-
In una vecchia casa in stile vittoriano un essere che è al
tempo stesso più di un uomo e meno di un uomo sta lavorando in una sorta di
laboratorio mescolando strani prodotti in provette ed alambicchi finché un
grido di trionfo non gli esce dalla gola.
-Wunderbar!-
Ha parlato
in tedesco, la sua lingua natia, una lingua che ha poche occasioni di parlare
da quando si è trasferito in Inghilterra, non che sia mai stato un gran
conversatore comunque.
-Che cosa c’è di tanto meraviglioso Frost?- chiede una donna
che è letteralmente inchiodata ad un parete con un paletto di frassino
conficcato all’altezza del cuore. Il fatto che sia comunque in grado di parlare
e che le sue ferite non sanguinino dovrebbe bastare a far capire che non è una donna
comune. In effetti è una vampira. Il suo nome è Rachel Van Helsing, ultima
discendente di una stirpe di cacciatori di vampiri poi vampirizzata dal Conte
Dracula che ne fece la sua consorte finché non fu ucciso. Da allora Rachel è
prigioniera di quest’individuo che la tortura in un ripetuto ciclo di morte e
resurrezione.
-Mia cara Van Helsing…- risponde il vampiro dai capelli
bianchi chiamato Deacon Frost -… ho finalmente trovato il modo di applicare le
mie formule alle scoperte del dottor Frankenstein. Ora niente e nessuno potrà
fermarmi. Con il potere che possiedo porterò il mondo ai miei piedi.-
È
completamente pazzo, pensa Rachel, più pericoloso di quanto Dracula stesso sia
mai stato. Un vampiro si accontenta di bere il sangue, non cerca oltre la sua
preda, ma lui… se c’è del vero nelle sue farneticazioni cosa potrà succedere?
Rachel
prova a liberarsi, ma senza successo ed i suoi sforzi ottengono solo di far
avvicinare di più il paletto al suo cuore acuendo le sue sofferenze, eppure
deve fare qualcosa, deve.
5.
Lilith, la
Figlia di Dracula sussulta improvvisamente. Ha davvero sentito un debole grido
di aiuto la cui eco sta già svanendo nel vento? Qualunque cosa fosse sa
istintivamente che non può permettersi di ignorarla. Deve agire e non lo farà
da sola.
Frank Drake
si sveglia di colpo da un sonno agitato per ritrovarsi nella camera d’ospedale
di Katherine Fraser. I contorni del sogno che stava facendo svaniscono dalla
sua memoria ma gli rimane la sensazione di un pericolo incombente. Deve
radunare i suoi cacciatori di vampiri e deve farlo in fretta.
Simon Stroud esce dal terminal
internazionale dell’aeroporto di Heathrow e si guarda intorno. Non è ancora
sicuro di come farà, ma in qualche modo troverà il vampiro che sta cercando,
dovunque sia adesso. Non è venuto fin a Londra da New York per tornare a casa a
mani vuote, non senza aver almeno provato a stanare la sua preda.
FINE TRENTASEIESIMO EPISODIO
NOTE DELL’AUTORE
Molto poco
da dire su quest’episodio solo brevi annotazioni su…
1)
Murdoch
Adams era un personaggio creato da Gardner F. Fox & Howard Chaykin &
Joe Sinnott per una breve storia dell’orrore pubblicata nel lontano 1973
sull’antologica Chamber of Chills, dove veniva descritto come un avventuriero
americano in visita nello Yorkshire (in cerca di avventure presumo -_^) che
finiva per imbattersi in un gruppo di cultisti che voleva sacrificare una
ragazza ad un demone chiamato Ludi. Adams interveniva, salvava la ragazza e se
ne innamorava. Poteva finire lì se circa sei anni dopo Roger Stern non avesse
deciso di ripescare Adams in una storia del Dottor Strange, rivelando che
qualche tempo dopo Adams si era scontrato col demone Ningal, che aveva
apparentemente ucciso la sua ragazza Lenore Willkins, ed insieme erano rimasti
imprigionati in una mistica prigione d’ambra.
2)
Marcia
Trent ha una genesi simile. Apparve ad opera del solito Gardner F. Fox e di
Ernie Chan in un racconto di Chambers of Chills dove per salvarsi la vita si
era offerta di attirare nel museo dove era custodita la statua di Ningal ignari
passanti da sacrificargli. La sua ombra era il pegno preteso da Ningal per la
sua fedeltà. Anche Marcia Trent fu recuperata da Stern nel citato racconto del
Dottor Strange. Si scopriva che era stata la fidanzata di Murdoch Adams che
cercava di sacrificare a Ningal, ma non ci riusciva: un magico amuleto dato ad
Adams da Strange rompeva il suo legame con Ningal, ma ne provocava anche la
morte. Sarà sempre lei la ragazza senza ombra? Il potere di Ningal l’avrà fatta
rivivere o c’è dell’altro? Sono domande a cui la risposta arriverà solo
leggendo.
3)
Ludi
potrebbe essere identificato con Llud o
Lud, un mitologico re di Britannia poi assunto tra le divinità celtiche, questo
però sarebbe in contrasto con quanto visto in altre storie Marvel dove gli dei
del Pantheon celtico non sono visti in chiave malvagia. Ludi potrebbe essere,
quindi, un demone che pretende di essere Lud.
4)
D’altra
parte, nella mitologia sumera esisteva Ningal, ma non era un demone maschio
bensì una dea (la dea dei canneti e delle paludi), sposa del dio della Luna e
madre di Inanna o Ishtar. Qui senza dubbio siamo di fronte ad un demone solo
omonimo.
5)
Il
Dracula Marvel fece il suo debutto su Tomb of Dracula #1 datato aprile 1972 per
opera di Roy Thomas (soggetto originariamente non accreditato), Gerry Conway (sceneggiatura)
e Gene Colan (matite ed eccezionalmente chine. 40 anni dopo il sottoscritto fa del
suo meglio per continuare la leggenda, con che esiti sta a voi deciderlo.
Nel prossimo episodio: chi è la
misteriosa donna che ha attaccato Blade nel Bayou? Quale orrore si cela nella
palude? Chi è la ragazza senza ombra? Cosa sta accadendo a Kate Fraser? Cosa
sta tramando Deacon Frost? Per avere almeno parte delle risposte, non perdete
il prossimo episodio.
Carlo
[1] Samurai senza padrone.
[2] Narrata in Chamber of Chills #4 (In Italia su Eureka Pocket, Corno, #19).
[3] E come è stata narrata su Chamber of Chills #3 (In Italia su Eureka Pocket, Corno, #25).
[4] Doctor Strange Vol. 2° #36 (In Italia su Silver Surfer, Play Press, #21)
[5] Negli episodi da 28 a 33 di questa serie, ovviamente
[6] Nell’episodio #24.
[7] Come narrato nel romanzo “Dracula” di Bram Stoker.